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Opuntia Ficus Indica Fico d'India vaso 24 foto reali H 70cm pianta grassa

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L'Opuntia ficus indica, o Fico d'India, è una pianta succulenta arborescente, alta fino a 4-5 metri, originaria del Messico, da cui si diffuse in tutto il centro-America fin dai tempi dei Maya, degli Aztechi e degli Incas, che la consideravano una pianta sacra. Ancora oggi, il Fico d'India è rappresentato nello stemma Messicano.
Attualmente l'Opuntia ficus indica è naturalizzata in tutte le zone temperate del continente americano, in Africa, Asia, Oceania e nelle regioni calde del bacino del Mediterraneo, dove cresce selvatica su pendici aride e assolate, o a formare siepi invalicabili che fungono da frangivento e costituiscono un ostacolo al propagarsi degli incendi.
Il Fico d'India ha una struttura particolare, caratterizzata da ampie spate oblunghe ed appiattite, spesse e carnose, dette cladodi o pale, di colore verde glauco, a cui è impropriamente attribuito il nome di foglie: si tratta invece di fusti metamorfosati, che operano la fotosintesi clorofilliana vicariando la funzione delle vere foglie, che si sono trasformate nelle coriacee e pungenti spine coniche di 1-2 centimetri, di cui le pale sono disseminate, costituendo una difesa contro i predatori.
La superficie dei cladodi (le pale) è ricoperta da una spessa cuticola cerosa che ha il compito di limitare le perdite idriche, per resistere al calore a alla siccità nei climi caldi e aridi del loro habitat; sia sui cladodi sia sui frutti sono ben visibili numerosi mazzetti di piccole spine, dette glochidi, dotate sulla cima di piccoli uncini che, a contatto con la pelle, si ancorano saldamente rendendone difficile la rimozione. Esistono anche varietà di Opuntia ficus indica inermi, cioè privi di spine coriacee, ma non dei glochidi, che sono sempre presenti.
Il Fico d'India trova un habitat particolarmente favorevole in Sardegna, Puglia, Calabria e Sicilia, dove è oggetto di coltivazioni, come in Spagna e Nord Africa, per lo sfruttamento dei suoi frutti commestibili, dalla polpa dolce, ricca di minerali, soprattutto calcio e fosforo, e vitamina C.
Ovunque, infatti, i frutti sono usati nell'alimentazione umana, allo stato fresco come frutta, o come gelatina, privandoli dei semi con un passino, o per produrre succhi, liquori e sciroppi.
I frutti di scarto e i cladodi sono utilizzati per l'alimentazione dei bovini e soprattutto dei suini, che non temono le loro piccole spine (i glochidi).
Non bisogna eccedere nel consumo dei frutti, poiché l'abbondanza dei loro semi legnosi può formare nell'intestino crasso un bolo molto compatto, che può causare stipsi, se non addirittura un blocco intestinale.
I giovani cladodi sono conosciuti col nome di Nopal (dall'antico termine in lingua azteca "nopalli", che significa foglie), e sono utilizzati nella cucina messicana allo stato fresco come verdura, una volta ripuliti dalla cuticola e dalle spine, oppure dopo cottura o conservazione in salamoia, aceto, o canditi, come confettura, succo o dopo essiccazione.